lunedì 7 maggio 2007

Il CONTE nell'angolo!




Domenica 6 Maggio, per il compleanno del mio amico Fanchu , in 8 , tra cui Diotifulmini, Nonnina, , Morellìk e il sottoscritto Fagotto, ci siamo presentati al teatro Regio di Parma per assistere allo spettacolo di Paolo Conte.
Non ci sono parole per descrivere questo straordinario settantenne, autore di altrettanti straordinari capolavori e accompagnato da una serie di musicisti ( mostruoso il chitarrista!) introvabili nel panorama musicale moderno.
E'stato come sempre mirabile! E la cosa che mi fa più piacere è aver visto in questo bellissimo teatro una media età piuttosto bassa rispetto a quanto mi aspettassi. Sono personalmente felice di non essere una voce fuori dal coro.
Quando Paolo Conte esordì con l'album omonimo nel 1974 aveva 37 anni. Alla sua voce assolutamente impreparata e stonata facevano da contraltare testi così moderni e melodìe così struggenti da renderlo immediatamente un'icona nel panorama musicale italiano. Da sottolineare, e questo in tutte le sue produzioni, i dipinti, la raffigurazione in musica di paesaggi, di rapporti interpersonali che ancora oggi sono così attuali da fare spavento. Nel primo album oltre a Onda su Onda, che molti credono essere del grande Bruno Lauzi, salgono alla ribalta Una giornata al mare, Tua cugina prima, ma soprattutto Sono qui con te sempre più solo, la prima canzone della saga del famoso bar Mokambo che Conte citerà in altri 3 brani. Nel 1975 esce il secondo album, sempre omonimo, dove Genova per Noi, Chi siamo noi e Luna di marmellata ( come chiamare del resto un viaggio di due amanti, visto che la luna di miele è il viaggio degli sposi? ) la fanno da padroni. Nel 1978 esce "Gelato al limon", ma non è il singolo omonimo a restare nelle orecchie della gente, bensì Bartali, con quel naso triste come una salita, e con il testo che esalta la figura del ciclista fiorentino che rappresenta l'Italia in quella terra dove è tanto bistrattata, la Francia.
Quello che tutti considerano il capolavoro della produzione artistica dell'avvocato di Asti è però Paris Milonga del 1981. E io condivido pienamente. Nonostante fosse un disco nato all'entrata del periodo musicale più buio in generale a livello di sonorità, Paolo Conte sfodera pezzi come l'eterna Via con me, Alle prese con una verde milonga, Blue haway, Madeleine, Boogie, Pretend pretend pretend e poi quella che secondo me personalmente è la sua più bella canzone, anzi, il suo più bel quadro, Parigi.
Putroppo però gli anni '80 contagiano anche lui e, Sparring partner , uscita l'anno dopo come singolo e colonna sonora del film "Tu mi turbi" di Roberto Benigni, seppur restando una canzone straordinaria per testo e melodìa, disperde sonorità ( ovviamente è sempre un'opinione personale ) troppo meccaniche e prive di forza che la rendono migliore se eseguita live con strumenti veri.
Sempre nel 1982 è la volta di Appunti di Viaggio, con Lo zio o Gioco d'azzardo, album fonte di decine di concerti in giro per l'Europa. Nel 1986, in un album che porta per la terza volta il solo nome dell'autore quella che molti hanno considerato una sinfonìa: Gli impermeabili, attuale colonna sonora della pubblicità televisiva del Monte dei Paschi di Siena, dove il Mokambo ha le saracinesche chiuse e la pioggia annega i ricordi mentre il gestore del bar "fugge"via da un incontro galante per ritornare davanti al suo vecchio locale...."Ma come piove bene su gli impermeabili...Ma non sull'anima!" Testo meraviglioso, ma anche in questo caso l'epoca musicale non aiuta l'artista. Melodìa fantastica ma senza dubbio da ascoltare live. Nel 1987 è la volta di Aguaplano, album premiato con disco d'oro e disco di platino, con la stessa Aguaplano che resta una delle canzoni più sottovalutate di Paolo Conte e Jimmy ballando, una chicca per chi sa leggere tra le righe del testo e nella leggiadrìa delle note. Tornando però per un attimo a Gli impermeabili, dicevo, senza dubbio un pezzo da ascoltare dal vivo.
Capitò a me nel 1990 , nella tournè di Parole d'amore scritte a macchina. A 10 anni mio padre mi portò sulle gradinate bollenti ( era fine Giugno )del teatro romano di Fiesole a seguire questo artista per me troppo complicato all'epoca. Ma ricordo che Gli impermeabili mi emozionò talmente tanto che urlai con la mia esile voce di allora un bis che però Conte non fece mai.
Ho avuto il piacere di riascoltarla poco tempo fa live proprio tratta da quella tournè...Non ci sono parole. Chopin, Mozart, Puccini, Verdi, condensati in tre minuti e qualcosa di canzone dal titolo comune ma ancora una volta così eloquente da renderti partecipe di un angolo di vita.
Per tornare cronologicamente alla discografìa
Parole d'amore scritte a macchina, singolo dell'album omonimo, amarissima nonostante le risate dell'autore durante l'esibizione, Happy feet e Colleghi trascurati sono le tre colonne portanti.
Nel 1992 esce invece Novecento. Come nel caso di un Gelato al Limon non è il singolo lanciato da Conte a rendere il disco una favola. Gong -oh e Per quel che vale surclassano tutte le altre. Disco prevalentemente jazz, molto elegante, caratterizzato da un'orchestra paradisiaca di dieci elementi. Il nuovo album in studio, dopo un paio di pubblicazioni live, esce nel 1995, Una faccia in prestito. E' stato l'album della maturità contiana, qualcuno ha detto. Il problema è che Paolo Conte era già maturo 40 anni fa, e intravedeva elementi, coglieva attimi che solo un decimo della popolazione italiana ( e resto largo ) eppoi internazionale, avevano all'epoca saputo cogliere. Basti pensare che tuttora, se chiedete a una persona qualsiasi di chi sia Azzurro, vi risponderà senza troppi dubbi " Adriano Celentano!" . Chissà se Nanni Moretti, e scusate la mia momentanea immedesimazione nell'avvocato del diavolo, follemente innamorato della canzone Insieme a te non ci sto più interpretata da Caterina Caselli, sa che quel pezzo è stato scritto proprio dal nostro avvocato di Asti. Ma è giusto, come dice la canzone stessa, guardare "le nuvole lassù..." , tanto prima o poi, i nodi vengono sempre al pettine.
Tornando all'album del 1995, Elisir "...dove tutto è niente, come polvere sulla polvere!" e Vita da sosia sono certamente i pezzi di punta. Nel 1996 esce il " the best" ma Paolo Conte non è soltanto quello. Questo autore va trovato cercando all'indietro, tornando ai primissimi album, dove troppe cose sono state tralasciate dall'opinione pubblica che pretende di sapere di musica. Nel 2000 Ratzmataz, con canzoni dal testo francese, dalle melodìe suadenti. Album sfortunato, qualcuno ha detto. Non è questione di fortuna, al massimo è pigrizia nell'ascoltare un'opera di un autore italiano in lingua straniera. Al giorno d'oggi la predisposizione all'ascolto è sempre più rara, ma se non si ascolta non si impara e se non si impara si ha ben poco da dire e ancor peggio, si è portati a parlare per sentito dire. Meglio stare zitti dunque.
Arriviamo infine ai giorni nostri, nel 2004 esce Elegìa, ultimo album in studio per adesso. "Molto lontano " "Elegìa" e altre grandi canzoni. Sarà l'album della maturità? Ahahaha...Che ridere! Speriamo di non diventare mai maturi e che di album del Conte ce ne siano ancora tanti. Il tempo passa, lui ha 70 anni, ma continua a stupirci. Come mi hanno stupito i giovani come me, come il Fanchu ieri a teatro. Aspettiamo e continuiamo ad ammirare questo fantastico artista..."Finchè Atawalpa o qualche altro dio, non dica ,descansate ninho, che continuo io."
Un abbraccio a tutti, soprattutto a Paolo Conte.
Fagotto

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